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Gli animali sono esseri senzienti.

Lo sanno già e da tempo tutti coloro che ne hanno uno.

Lo dice l’Unione Europea da oltre un decennio (si legga il Trattato di Lisbona).

Lo dicono tanti altri paesi Europei.

Ora sembra che ci stiamo arrivando anche noi.
Fra un poco lo dirà anche la legge italiana.

Dico “sembra” perché c’è un disegno di legge apposito che è stato presentato alla Camera, e ce ne sono stati altri anche in passato depositati al Senato. Ma pare che sia davvero la volta buona.

E allora cosa cambia dunque se tutto va in porto?

Questo disegno di legge sancisce dei precisi doveri e compiti dei proprietari o detentori degli animali. Questi diventano i responsabili della loro salute e del loro benessere. È previsto che il proprietario dell’animale debba fornirgli adeguate cure ed attenzioni “tenendo conto dei bisogni fisiologici ed etologici secondo l’età, il sesso, la specie e la razza dell’animale”.

Dunque, se sino ad ora l’animale doveva arrecare benessere al padrone, ora si ragiona al contrario.

Prima l’animale era una cosa, una proprietà del padrone. Doveva aiutarlo nel lavoro e doveva farlo divertire. A volte lo faceva essere anche figo, oppure truce, oppure pomodoro perché si sa che alcuni animali danno un certo status al padrone e gli fanno attaccare facilmente bottone con altre persone, specialmente con le femmine.

Ora la situazione è capovolta.

È il padrone che si fa garante del benessere dell’animale: deve rifornirlo di cibo, assicurargli periodiche visite veterinarie, consentirgli il regolare esercizio fisico, pulire i suoi spazi di dimora.

Non solo, prima di acquistarlo o prenderlo in adozione deve verificare se quell’animale fa per lui: e dunque informarsi sulle sue caratteristiche e verificare che lo possa gestire, perché per esempio non tutti sono capaci di gestire un rottweiler.
Poi lo deve anche educare bene, in modo che non arrechi danno a se stesso o agli altri, e prevenire le aggressioni. E se non lo sa fare deve rivolgersi ad un esperto.

Per quanto riguarda i cani ed anche i gatti, finalmente, si impone che il proprietario li debba tutti registrare all’anagrafe.
Così se si perdono o scappano o vanno a vivere in un’altra casa – i gatti lo fanno e a volte scopriamo che hanno una doppia vita – si sa da chi devono tornare. Volenti o nolenti. Se il proprietario smarrisce l’animale non deve aspettare che sia il servizio sanitario a fargli sapere dove si trova, ma deve essere lui nel termine di tre giorni a segnalare la scomparsa al veterinario ufficiale e alla Polizia Municipale, affinchè l’animale sia cercato.
Poi si può continuare a mettere cartelli sugli alberi, ai semafori e in ogni dove con scritto “smarrito bubu”, ma non ci si sentirà più soli, ci saranno anche gli agenti in campo a cercare il fuggitivo.

Vivaddio si dice “fine ai cani da giardino, da balcone, da box in scatola”, che sì fanno la guardia, guardano un poco in giro ma che si annoiano a morte e probabilmente rimpiangono il canile.

Chi tiene il cane in questi posti deve assicurargli almeno due – si due – uscite giornaliere, addirittura per complessivi 90 minuti. Sarebbe bastata anche una sola uscita e senza cronometro, dai. Adesso non esageriamo.

Finalmente ci sarà il soccorso animali.
Si potrà chiamare il 118 veterinario che sarà istituito e avrà reperibilità festiva e notturna, ma non facciamo come con quello umano e dunque evitiamo di chiamare solo perché l’animale ha male al pancino.

E se il padrone muore?
Gli eredi, se non c’è testamento che disponga chi deve tenere l’animale, devono consultarsi fra loro e stabilire chi ne avrà la custodia temporanea o definitiva.
E mentre litigheranno per il denaro, per i mobili e “per quell’anello a cui ho sempre tenuto molto e che la nonna voleva che l’avessi io” potranno rivolgersi al tribunale perché lo affidi ad associazioni che garantiscano per il suo benessere.
Perché lui sì, l’animale, sarà veramente distrutto dal dolore per la perdita subita.